L’aggancio del gancio di coda e l’atterraggio su una portaerei aeromobili

Atterraggio su una portaerei navale

Ciao! Oggi ti parlerò di una delle operazioni più complesse e pericolose a cui si devono sottoporre i piloti della marina: l’atterraggio sulla portaerei.

Immagina di trovarti a bordo di una portaerei, con una pista di atterraggio di soli 150 metri su cui far atterrare aerei pesanti e ad altissima velocità. Questo è quello a cui si devono preparare i piloti della marina.

Per riuscire ad atterrare, ogni aereo deve essere dotato di una coda con un gancio, chiamato tailhook, che deve agganciarsi ad uno dei quattro cavi di arresto stesi sulla pista. Questi cavi, fatti di acciaio ad altissima resistenza, sono collegati a cilindri idraulici sotto il ponte. Se il tailhook si aggancia ad uno di essi, l’aereo viene fermato in soli due secondi, attraverso l’assorbimento dell’energia da parte del sistema idraulico.

I piloti cercano di agganciarsi al terzo cavo, considerato il target più sicuro ed efficace. Ma non è affatto facile: devono seguire le indicazioni degli Operatori di Segnalazione di Atterraggio e l’illuminazione della pista tramite un sistema ottico a lenti Fresnel.

Durante l’atterraggio, il pilota deve essere preciso nel momento in cui tocca il ponte. Se il tailhook non si aggancia ai cavi, deve accelerare per decollare nuovamente e riprovare. Questo è reso ancora più difficile dal fatto che la pista di atterraggio è inclinata rispetto al resto della nave.

Ma le difficoltà non finiscono qui: il personale di coperta deve anche essere preparato ad affrontare situazioni di emergenza, come incendi e rischi di essere soffiati fuori bordo da un motore a reazione.

Insomma, l’atterraggio sulla portaerei è una vera e propria prova di abilità, precisione e sangue freddo, sia per i piloti che per il personale di coperta.