Come l’arco di St. Louis sfida tutte le avversità e si mantiene in piedi

Come l’arco di St. Louis sfida tutte le avversità e si mantiene in piedi

Il Gateway Arch sorge sul fiume Mississippi a St. Louis, Missouri. Costruito come monumento a Thomas Jefferson e all’espansione verso l’ovest dell’America, è l’arco più alto del mondo e il monumento più alto degli Stati Uniti. Meno di mezzo millimetro (0,01 pollici): questo è il margine di errore con cui i saldatori hanno lavorato nell’inserire l’ultima parte del maestoso monumento di St. Louis, formalmente noto come Gateway Arch. Il monumentale arco di 630 piedi (192 metri) appare liscio e senza soluzione di continuità, ma le due gambe sono state costruite separatamente con acciaio inossidabile spedito via treno dalla Pennsylvania. Quando la costruzione è iniziata nel 1961, molti hanno previsto che un fallimento epico fosse inevitabile: dopotutto, come avrebbero potuto i lavoratori assicurarsi di lasciare esattamente la giusta quantità di spazio per l’ultima parte, con virtualmente nessun margine di errore per sbagliare?

In qualche modo il team ce l’ha fatta, assicurandosi la duratura reputazione del Gateway Arch come il monumento più alto d’America e l’arco più alto del mondo. L’ambizioso progetto è stato il frutto del design vincente del concorso dell’architetto americano-finlandese Eero Saarinen. Ma la storia più grande dell’origine dell’arco è piuttosto strabiliante.

“Gateway Arch National Park è un sito insolito del National Park Service”, dice lo storico del NPS Bob Moore. “Le sue origini sono altrettanto straordinarie. L’idea per il parco è stata generata all’inizio degli anni ’30 da un avvocato dal design originale e autoproclamato ‘fa bene’ di nome Luther Ely Smith, che voleva abbellire il waterfront fatiscente di St. Louis. Nell’era precedente alla diffusione dell’aviazione commerciale, l’area del waterfront era il primo sguardo che coloro che viaggiavano in auto e in treno avevano quando si avvicinavano alla città.” Secondo Moore, l’area così com’era all’inizio degli anni ’30 non faceva una buona impressione. “Non era una bella vista e non faceva pensare ai visitatori che St. Louis fosse una delle grandi città americane”, dice. “Gli edifici sul waterfront erano fatiscenti e antichi nell’aspetto”. Con l’avvento delle moderne chiatte in sostituzione dei vecchi battelli a vapore a ruota, l’ex porto vivace cadde in disuso mentre l’azione si spostava altrove. “Oltre ad abbellire la città, Smith voleva anche far tornare al lavoro gli abitanti di St. Louis durante la Grande Depressione”, dice Moore. “In terzo luogo, Smith voleva che i loro sforzi portassero alla creazione di un memoriale unico che attirasse turisti da tutto il mondo.” Anche se le proposte per rivitalizzare il waterfront circolavano dal 1898, Smith “aveva la reputazione e la dedizione per trasformare il suo concetto in realtà”, secondo Moore. L’obiettivo alla base della proposta di Smith era quello di costruire un monumento per commemorare un vero e proprio punto di riferimento della storia degli Stati Uniti: l’incredibile migrazione durante il XIX secolo di centinaia di migliaia di persone verso l’ovest del Mississippi, convogliate attraverso la vivace città di St. Louis, l’ultimo grande centro metropolitano ai confini della frontiera”, dice Moore.

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La competizione per un architetto

  In qualche modo il team ce l'ha fatta, assicurandosi la duratura reputazione del Gateway

Nel 1947, due anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, un comitato di cittadini di St. Louis sponsorizzò un concorso di architettura per trasformare il volto del lungofiume della città. Qualsiasi architetto cittadino statunitense poteva competere per l’onore (e il dolce premio in denaro di 225.000 dollari). Il “Jefferson National Expansion Memorial Association” aveva l’intenzione che l’area del memoriale diventasse parte integrante della vita della comunità e ravvivasse la bellezza e l’impressione generale della zona del centro adiacente, afferma Moore.

La competizione in due fasi includeva una giuria d’elite di architetti di riconosciuta fama nazionale come George Howe e William Wurster, che propendevano per lo stile architettonico più moderno. Nomi influenti dell’architettura come Walter Gropius, Charles Eames e Kazumi Adachi figuravano tra i 172 partecipanti, ma i giudici si fermarono su un fortunato concorrente, per così dire.

Quando, nell’autunno del 1947, furono scelti i cinque semifinalisti, il nome Saarinen spinse l’advisor della competizione, George Howe, a telegrafare a Eliel per comunicargli che era uno dei prescelti e che avrebbe dovuto preparare un design rivisto per un secondo turno di giudizio all’inizio del 1948, spiega Moore. Nel suo studio di Michigan, furono stappate bottiglie di champagne in onore del trionfo. Ma pochi giorni dopo, una telefonata imbarazzata da parte di Howe rivelò che Eliel non era tra i semifinalisti. Era invece suo figlio allora sconosciuto, Eero, ad essere il vincitore di un ambito posto come semifinalista, con il suo audace e creativo design di un gigantesco e slanciato arco in acciaio inossidabile. Come un vero sportivo e un bravo padre, Eliel stappò una seconda bottiglia alla notizia che era stato proprio Eero il destinatario effettivo della notizia.

Eero Saarinen viene scelto come l’architetto per il progetto.

Ciao Oggi ti parlerò della costruzione dell’Arco di Saint Louis, ma per farlo vorrei portarti con me in un viaggio nel tempo, fino al lontano 1948. Immagina di essere lì, insieme a me, mentre Eero Saarinen ufficialmente si aggiudica il prestigioso titolo. È un momento emozionante, vero?

Saarinen, in un articolo del 7 marzo 1948 per il St. Louis Post-Dispatch, ci racconta che l’idea per la realizzazione dell’Arco nasce da una ricerca per emulare le forme geometriche dei monumenti ai grandi presidenti Washington, Lincoln e Jefferson. È affascinante vedere come un’idea così grandiosa possa nascere da uno spunto così semplice. L’immaginazione e la creatività sono davvero incredibili, non trovi?

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Ma costruire una struttura così imponente non è affatto semplice, come sottolinea l’architetto Kevin Roche, che ha lavorato con Saarinen alla progettazione finale. Le ricerche per determinare la curvatura corretta dell’Arco sono state molteplici e complesse, coinvolgendo studi e modelli che hanno richiesto un’enorme dedizione e pazienza. Immagina quante ore di lavoro e quante menti brillanti hanno contribuito a rendere possibile la realizzazione di questa meraviglia architettonica!

Il vero design strutturale dell’Arco è stato ideato dall’ingegnere Fred Severud, con l’assistenza di Hannskarl Bandel. Le parole di Fred Severud Jr. ci rivelano l’importanza del lavoro di suo padre e del suo team nella realizzazione di questa imponente struttura. La progettazione doveva tener conto di molte variabili, e la tecnica di costruzione aveva a che fare con aspetti molto complessi, come il posizionamento del cemento post-tensionato e l’utilizzo di gru speciali.

Immagina l’incredibile sforzo e l’abilità necessari per costruire l’Arco, che alla sua altezza massima rendeva impossibile l’utilizzo di gru standard. L’impiego di una gru scalatrice e la messa in atto di strutture temporanee per supportare la costruzione rappresentano un vero e proprio capolavoro ingegneristico, che ha reso possibile la realizzazione di questa iconica struttura.

In conclusione, L’Arco di Saint Louis è molto più di una semplice struttura architettonica. È il risultato di menti geniali, ingegneri brillanti e una determinazione inarrestabile. È la dimostrazione di come l’ingegno umano possa sfidare le leggi della fisica e trasformare l’immaginazione in realtà. Spero che questo viaggio nel tempo e nello spazio ti abbia affascinato e che tu possa apprezzare ancora di più questa straordinaria opera umana. Buon viaggio!

La forma della curva: un’analisi dettagliata delle sue caratteristiche e andamento

Immagina di trovarti al cospetto dell’epica costruzione dell’Arco di Saint Louis, un’impresa titanica che ha richiesto ingegno, determinazione e tanta creatività.

La sfida di stabilire la forma perfetta per l’arco non è stata affatto semplice. Come avrebbe commentato Piero Angela, “immagina la difficoltà nel trovare la curva ideale per l’Arco! Si sono addirittura ispirati alla forma di una corda sospesa, la cosiddetta curva catenaria, per trovare la giusta forma. E immagina le ore spese a calcolare complesse formule matematiche per definire le dimensioni dell’Arco!” E non è finita qui. Problemi legati alla temperatura e all’esposizione al sole hanno aggiunto ulteriori complicazioni. “Che situazione avventurosa! Hanno dovuto misurare tutto di notte per evitare le variazioni di altezza dovute al sole. E poi, immagina il dilemma: dovevano fissare l’ultima parte dell’Arco durante il giorno, ma le differenze di temperatura avrebbero portato a problemi. Ma come risolvere? Ecco che entra in gioco la genialità: utilizzare l’acqua per raffreddare il lato esposto al sole. Una soluzione così sorprendente da sembrare quasi fantastica, ma che ha permesso di completare la costruzione senza intoppi!” E poi, che dire della reazione del sindaco di Saint Louis di fronte a questa soluzione? “Potrebbe sembrare incredibile, ma sì, il sindaco doveva essere convinto che tutto si svolgesse nel primo pomeriggio! Sicuramente una delle vicende più significative della storia di Saint Louis. E alla fine, è stato proprio l’intervento notturno e l’uso dell’acqua a risolvere la situazione. Un vero colpo di genio!”

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Come portare le persone in cima

Quando ti trovi di fronte a un’opera di ingegneria imponente come l’Arco di Saint Louis, ti rendi conto di quanto sia stata complessa la progettazione e la realizzazione di un simbolo così iconico. Una delle sfide più complesse affrontate dagli ingegneri è stata trovare un modo per portare i visitatori in cima alla struttura. Il problema apparentemente insormontabile è stato risolto da Dick Bowser, un ragazzo che aveva abbandonato gli studi universitari e lavorava presso la Montgomery Elevator Company a Moline, Illinois.

Il geniale Bowser ha ideato un sistema di tram che combinava le funzioni di un ascensore con quelle di una ruota panoramica, consentendo ai turisti di salire fino alla sommità dell’Arco. Immagina la complessità e l’ingegno necessari per progettare una soluzione del genere! Bowser aveva creato una capsula che poteva ruotare mentre percorreva il tratto sotterraneo fino alla piattaforma per i visitatori in cima all’Arco. Per rendere possibile questa soluzione, sono state costruite numerosi modelli della stazione sotterranea e persino una capsula in dimensioni reali, testata con passeggeri di varie corporature.

Oggi, grazie al genio di Bowser, circa 6.700 visitatori al giorno possono ammirare il panorama dall’alto dell’Arco di Saint Louis. Questa struttura impressionante, alta 192 metri e che pesa oltre 39.000 tonnellate, continua ad essere una delle principali attrazioni nazionali, attirando ogni anno 3,5 milioni di visitatori. E tutto questo è stato possibile grazie alla genialità e all’ingegno di persone come Dick Bowser e ai numerosi operai che hanno contribuito alla sua realizzazione.