Come la schizofrenia si è evoluta insieme al nostro cervello?

Come la schizofrenia si è evoluta insieme al nostro cervello?

La tomografia computerizzata con angiogramma mostra l’organo straordinario che è il cervello umano. Guarda questa immagine, dove possiamo ammirare il nostro cervello in tutta la sua complessità. Non è affascinante?

Sai, essere umani non è solo utilizzare strumenti complessi e fare riflessioni introspettive. Ci sono anche degli effetti collaterali legati alla nostra evoluzione. Ad esempio, il camminare in posizione eretta ci ha permesso di usare meglio le mani, ma ha anche portato a dolori alla schiena, problemi alle ginocchia e dolori ai piedi. La combinazione delle nostre ampie cervella con i nostri fianchi stretti ha reso l’esperienza del parto più difficile e ha reso necessaria l’assistenza ai piccoli incapaci.

E ora, uno studio pubblicato nell’agosto 2024 su The American Journal of Human Genetics suggerisce che malattie neuropsichiatriche come la schizofrenia e il disturbo bipolare potrebbero essere anch’essi sottoprodotti dell’evoluzione umana. Questi disturbi sono ereditari e colpiscono circa il 3% della popolazione umana, mentre non si verificano in altre specie animali.

Secondo i ricercatori dell’Università di Stanford dietro lo studio, i cambiamenti nei geni che controllano le dimensioni del cervello, la connettività e la funzione potrebbero aver reso possibile la mente umana come la conosciamo oggi, ma potrebbero anche aver aperto la porta a disturbi neurali. In particolare, il gene CACNA1C, appartenente a una famiglia di geni responsabili della creazione di canali del calcio che supportano le cellule in vari modi, sembra mostrare sequenze altamente ripetute di DNA che possono attivare l’espressione genica e sono strettamente legate ai marcatori genetici per la suscettibilità al disturbo bipolare e alla schizofrenia.

Di conseguenza, i ricercatori ipotizzano che la sequenza genetica espansa nel gene CACNA1C potrebbe averci dato un vantaggio evolutivo, ma potrebbe anche aver aperto la porta a malattie neuropsichiatriche specifiche dell’essere umano. Come sempre, sono necessarie ulteriori ricerche, ma i risultati potrebbero anche aiutare nella diagnosi e nel trattamento mirato dei disturbi bipolari e della schizofrenia.

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Piero Angela