Come avviene l’eliminazione del biossido di carbonio a bordo di un’astronave?

Come avviene l’eliminazione del biossido di carbonio a bordo di un’astronave?

Ciao! Oggi parleremo dell’importanza di gestire la concentrazione di diossido di carbonio in ambienti chiusi, come ad esempio le cabine delle navicelle spaziali. Sai, il nostro corpo produce anidride carbonica quando le cellule metabolizzano il cibo e la rilasciamo quando espiriamo. Nell’atmosfera terrestre, la concentrazione di anidride carbonica è di circa lo 0,04 percento. Tuttavia, nelle cabine spaziali la concentrazione può diventare molto più alta, causando problemi di tossicità.

A basse concentrazioni, intorno all’1 percento, potresti sentirti assonnato, mentre al 3 percento potresti avere problemi di udito e un aumento della pressione sanguigna. Già al 5 percento potresti avvertire mancanza di respiro, mal di testa, vertigini e confusione. E pensa che oltre l’8 percento potresti persino perdere conoscenza o, peggio ancora, rischiare la vita.

Su Terra, le piante assorbono l’anidride carbonica attraverso la fotosintesi, ma nello spazio è un po’ diverso. Le navicelle spaziali utilizzano canister di idrossido di litio per rimuovere l’anidride carbonica dall’aria della cabina. Quando l’aria contenente anidride carbonica passa attraverso il canister, questa reagisce con l’idrossido di litio formando carbonato di litio e acqua.

Ricordi l’incidente dell’Apollo 13? Gli astronauti si sono trovati in una situazione critica a causa di un problema con i canister di idrossido di litio. Fortunatamente gli ingegneri a terra sono riusciti a trovare una soluzione creativa usando tubi, calze, sacchetti di plastica e nastro adesivo per salvare la vita degli astronauti.

Ma saprai che esistono anche altre soluzioni oltre ai canister di idrossido di litio. Ad esempio, l’attrezzatura da sub, se opportunamente modificata, può essere utilizzata nello spazio. Immagina un astronauta fluttuare nello spazio con una maschera da sub! Fantastico, vero?

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Quindi, ricorda, la gestione dell’anidride carbonica nello spazio è fondamentale per la sicurezza degli astronauti. E chissà quali altre soluzioni creative potrebbero essere sviluppate in futuro!

Alla prossima,

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E chissà quali altre soluzioni creative potrebbero essere sviluppate in futuro!

Della scoperta e dell’avventura nello spazio, Sai, le canestre di idrossido di litio non sono l’unico modo per risolvere il problema della CO2 nello spazio. L’International Space Station (ISS) utilizza sia le canestre di idrossido di litio che una tecnologia più recente basata su setacci molecolari per assorbire anidride carbonica. Ma non è tutto qui, perché anche le attrezzature come i ricircolatori per subacquei e le unità di ossigeno personali usate dai pompieri e dai minatori devono rimuovere la CO2. Alcuni ricircolatori utilizzano comunque le canestre di idrossido di litio, ma altri adottano una reazione che coinvolge il superossido di potassio (KO2).

Il laboratorio U.S. Destiny e la sezione Node 3 della ISS sono dotati di un’assemblaggio per la rimozione dell’anidride carbonica (CDRA). Questo utilizza una tecnologia a setacci molecolari con cristalli di zeolite che si dispongono formando piccoli schermi che hanno la capacità di intrappolare le molecole indesiderate. E sai una cosa interessante? A differenza delle canestre di idrossido di litio, che vengono utilizzate e poi eliminate, i setacci molecolari del CDRA possono essere rigenerati.

E non finisce qui: nel 2024 è stato installato un nuovo sistema chiamato Sabatier, a bordo dell’ISS. Questo sistema prende l’anidride carbonica rimossa dal CDRA, la combina con l’idrogeno generato dai sistemi di elettrolisi dell’acqua e forma acqua liquida e metano. Il metano viene poi rilasciato nello spazio.

Ma a proposito di futuro, sai qual è la speranza della NASA? Sognano di riuscire a creare ossigeno e rimuovere la CO2 a bordo delle navicelle spaziali e delle colonie nello spazio in modo naturale, attraverso la crescita di piante che non solo fornirebbero aria respirabile, ma anche cibo per gli astronauti. Che meraviglia, non credi?

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In bocca al lupo per l’avventura, esploratore dello spazio!

Piero Angela

Molta più informazione

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Ciao! Oggi ti parlerò di come funzionano le tute spaziali. Ti porterò in un viaggio straordinario attraverso il cosmo, per scoprire come gli astronauti riescono a sopravvivere nello spazio grazie a queste incredibili tute.

Immagina di trovarti a bordo di una stazione spaziale, circondato dal vuoto cosmico. Senza l’aria che respiriamo sulla Terra, come faresti a sopravvivere? Beh, le tute spaziali hanno un ruolo fondamentale in queste situazioni estreme.

Le tute spaziali sono progettate per proteggere gli astronauti dalle condizioni avverse dello spazio. In primo luogo, forniscono ossigeno per consentire la respirazione. Questo ossigeno è immagazzinato all’interno di serbatoi e viene distribuito all’interno della tuta attraverso un sistema di tubi e valvole.

Ma non è tutto: le tute spaziali devono anche proteggere gli astronauti dalle temperature estreme e dalle radiazioni nocive presenti nello spazio. Per farlo, sono dotate di strati isolanti che mantengono una temperatura accettabile all’interno della tuta e schermano il corpo dagli effetti dannosi delle radiazioni solari.

Inoltre, le tute spaziali devono consentire una certa libertà di movimento agli astronauti, permettendo loro di svolgere le attività necessarie durante le missioni spaziali. Per questo motivo, vengono progettate con materiali flessibili e resistenti, in grado di adattarsi alle diverse posture e movimenti nello spazio.

Insomma, le tute spaziali sono autentiche opere d’ingegneria, progettate per proteggere gli astronauti durante le loro avventure nello spazio. Grazie a queste straordinarie creazioni, l’umanità è in grado di esplorare mondi lontani e affrontare le sfide della vita nello spazio. E chissà quali nuove innovazioni ci riserverà il futuro delle esplorazioni spaziali!